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PROGETTO ULYSSES

Percorsi teatrali con minori non accompagnati richiedenti Asilo

Regia MONICA CAVATOI

 

PROGETTO ULYSSES

Programma rivolto a minori migranti richiedenti asilo

 

 

 

 

 

 

 

 

Progetto di inclusione sociale

 

attraverso il teatro sociale e le arti espressive connesse al teatro

 

 

Il Progetto Ulysses mira ad avviare un articolato e permanente sistema di azioni - workshop e laboratori teatrali, laboratori di arti espressive e della contemporaneità e un Festival internazionale delle Arti interculturali)  mirate all’integrazione tra minori non accompagnati richiedenti asilo politico e le comunità del territorio dove il progetto ha sede, particolarmente con alunni frequentanti gli Istituti d'Istruzione Superiore ivi situati, anziani e minori in situazione di disagio psico-sociale, artisti, professionisti d’eccellenza del panorama teatrale e culturale europeo.

Il Progetto Ulysses ha come luogo di fondazione le Città di Palermo e Messina e si avvale della collaborazione di Enti Pubblici e Organismi Culturali e Artistici europei.

Tra le discipline affrontate:

 

- Teatro Sociale e Arti Performative

- Video making e Linguaggi Audiovisuali

- Web design e marketing

- Trucco e Parrucco Teatrale

- Workshop di danza interculturale e rituale

- Workshop di musica interculturale

 

 

"Attraverso la realizzazione di attività culturali e teatrali, si interviene da un lato con un’azione di sensibilizzazione volta a rafforzare la cultura dell’accoglienza; dall’altro si forniscono agli stessi rifugiati ulteriori strumenti per il rafforzamento dei loro percorsi individuali. È un incontro fra persone e culture diverse che arricchisce ciascun partecipante. Il desiderio è quello di stare insieme e di costruire una comunità di persone aperte agli altri, alle differenze, senza per questo rinunciare alle proprie particolarità.

Nello spazio teatrale sono presenti sia la dimensione relazionale che la dimensione creativa, per questo il teatro ci è sembrato il luogo dell’incontro per eccellenza, in cui potessero coesistere la necessità dell’affermazione della propria identità e la necessità e il riconoscimento dell’altro. Quello che soprattutto è sembrato interessante nella scelta del laboratorio teatrale sono la pluralità di esigenze a cui esso è in grado di rispondere. Oltre ad essere un utile strumento per favorire l’apprendimento della lingua italiana, il teatro è una pratica in grado di promuovere processi di collaborazione e solidarietà".

Isole Comprese Teatro, Firenze

 

 

 

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Ulysses

Benvenuti a Teatro!.

Ideazione e progetto: Monica Cavatoi, Michele Catania, Claudia Calcagnile

 

Regia: Monica Cavatoi

 

Aiuto Regia - Movimenti: Claudia Calcagnile

 

Musiche dal vivo: Michele Catania

 

Liberamente ispirato all'Odissea di Omero

 

Con: Jamal, Chiara, Xasanto, King Abes, Loska, Emanuele, Cesco, Nesta, 

 

Difo, Kabba, Abdullah, Michele, Moustapha, Abdiraziq, Claudia

 

Ulysses: Benvenuti a Teatro! è il racconto di un lungo viaggio – forse interminabile - fatto di sogni, speranze, delusioni, attese, ricerche, incontri, volti, suoni, domande, scontri, ricordi.

Rappresenta l'esito performativo di un Laboratorio Integrato di Teatro Sociale svoltosi presso la Cittadella Fortificata di Milazzo nei mesi di agosto e settembre 2013.

Il Laboratorio, condotto in collaborazione con il Comune di Milazzo e con la Cooperativa Utopia, ha avuto come destinatari e partecipanti del progetto minori non accompagnati richiedenti asilo politico, in domicilio presso Milazzo e comuni limitrofi. 

Il fine del Laboratorio è stato la costruzione di un luogo-tempo in cui sperimentare la forza dell'incontro tramite la ricerca e la creazione di linguaggi “altri”, afferenti l'area artistico-teatrale.

I giovani partecipanti al progetto, provenienti dalla Somalia, dalla Liberia, dal Gambia, dalla Costa d'Avorio, dall'Egitto, dall'Eritrea, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con la cultura ospitante attraverso la formazione di un gruppo integrato, formato da educatori e mediatori di comunità, operatori teatrali, giovani residenti a Milazzo. 

Il lavoro di gruppo è stato un'occasione per misurarsi, tramite i linguaggi dell'arte, su più fronti: cultura dell'accoglienza, sviluppo di competenze artistiche professionalizzanti, conoscenza di culture “altre”, consapevolezza dell'universo identitario e collettivo d'appartenenza. 

Il laboratorio ha portato alla costruzione di un testo drammaturgico collettivo in cui sono stati sperimentati nuovi linguaggi “comuni”: la differente provenienza culturale, e soprattutto linguistica, dei partecipanti ha costituito la premessa per la ricerca di nuove forme di comunicazione (simboliche, in quanto teatrali).

Il progetto “Ulysses” si pone due principali obiettivi:

1) Creazione di un evento performativo compiuto, autonomo e riproducibile.

2) Acquisizione di nuove competenze culturali attraverso il mantenimento della cultura d'origine: condizione necessaria ed indispensabile ai fini di ogni processo di integrazione.

 

“Ulysses” è uno spunto di riflessione: quanto la nostra comunità è pronta ad accogliere e ad integrarsi?

 

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PERCHE' IL TEATRO SOCIALE?

 

Si può definire il TEATRO SOCIALE come un teatro con specifici scopi sociali; un teatro dove l’estetica non è l’obiettivo principale; un teatro fuori dal regno del commercio e dal culto del nuovo. Il teatro sociale si sviluppa in diversi luoghi – dai penitenziari, campi profughi e ospedali, a scuole, orfanotrofi e ospizi per anziani. I partecipanti sono gli utenti locali, disabili, detenuti e molti altri, spesso provenienti da categorie vulnerabili, svantaggiate e marginalizzate. O anche con persone che hanno perso il senso dell’appartenenza ad un gruppo, che sono internamente o esternamente dislocati o senza dimora. Il teatro sociale spesso si svolge in luoghi e situazioni che non sono quelle tipiche del teatro, trasformando in performer chi non lo è. 

Tratto da: “Why ‘Social Theatre’?” di James Thompson e Richard Schechner.

 

Nelle ricerche e nelle esperienze dei maestri del Novecento teatrale, esiste un

 

momento in cui le valenze espressivo­-artistiche del teatro e quelle valenze “più che

 

teatrali” che chiamo politiche ma anche pedagogiche, conoscitive, terapeutiche,

 

finiscono per coincidere, perché appare incontrovertibilmente come il teatro possa

 

acquistare un’efficacia più che teatrale, per esempio diventare un mezzo

 

particolarmente incisivo per intervenire nelle situazioni di disagio e di marginalità, e

 

anche di emergenza, solo se è

 

prima compiutamente e fino in fondo teatro, riscoperto nella sua dimensione

 

originaria­ essenziale di rito­gioco­festa, da un lato, e di lavoro dell’individuo su di sé,

 

dall’altro. Da Stanislavskij a Grotowski questo mi appare dimostrato ad abundantiam.

 

Ed oggi lo confermano le esperienze più interessanti nel campo del

 

teatro sociale o delle diversità.

 

Credo che si possa leggere una buona parte delle grandi esperienze

 

innovative del teatro del Novecento in questa chiave, e cioè come ricerca di un senso

 

e di una necessità del teatro a partire dalla valorizzazione o addirittura dalla

 

riscoperta della sua dimensione etica/sociopolitica/formativa/terapeutica, riguardante

 

in primo luogo chi lo fa, l'attore, ma anche poi, se non altro di riflesso, per induzione,

 

lo spettatore".

 

De Marinis p 10 Testo inedito di una relazione per un convegno tenutosi a Forlì

 

nell'ottobre 2003 CHE COS’E’ UN TEATRO DI IDEE?

 

ALCUNI INSEGNAMENTI DAL NOVECENTO TEATRALE

 

SU TEATRO E POLITICA

 

 

 

Il Teatro Sociale, in linea con le istanze della cultura teatrale avanguardistica e post-novecentesca, concorre alla creazione/sperimentazione di un Teatro “efficace”, che ri-stabilisca un significato e un nesso profondo tra ciò che viene agìto in scena e ciò che viene esperito dallo spettatore. L'intervento nelle aree della marginalità risponde all'esigenza, da parte dell'operatore teatrale-regista, di “scovare” aree fertili per la sperimentazione di un'indagine scenica tout court. Tale ricerca è volta alla costruzione di storie/mondi che, rielaborati in chiave poetica e performativa, parlino “dell'uomo in presenza di altri uomini” (come profetizzato da Artaud e dal suo “atleta del cuore”) e trovino una formula rituale e condivisa di espressione. Tramite lo scardinamento del tradizionale apparato teatrale “borghese” (travalicando, dunque, la separazione sclerotizzata attore/spettatore, platea/palcoscenico, testo drammaturgico/testo spettacolare, parola/corpo) e l'intervento e la creazione in contesti sociali extra-professionali, in quanto non corrotti dai clichè del mestiere, si può costruire una solida premessa per rigenerare il ruolo e il significato del Teatro.

 

Erede di molteplici correnti ed esperienze performative (dall'animazione teatrale e di comunità degli anni sessanta alle sperimentazioni post-avanguardistiche novecentesche, dall'impegno del teatro politico agli interventi di Teatro dell'Oppresso, dagli insegnamenti dei Maestri pedagoghi fino ad arrivare alle performance arts e ai primi esperimenti di Teatro e Psichiatria), oggi il Teatro Sociale rappresenta l'area di provenienza ed appartenenza delle più importanti realtà di ricerca teatrale, in Europa e nel mondo.

 

Numerose sono le produzioni di spettacoli provenienti dall'area del Teatro Sociale che si sono imposte nel mondo del teatro sia di ricerca che del mercato istituzionale. Spesso il felice incontro tra compagnie di Teatro Sociale e Soggetti promotori di provenienza istituzionale (Enti teatrali, Teatri Stabili, Poli Universitari) ha reso possibile la produzione di spettacoli competitivi, ospitati e premiati all'interno di rassegne nazionali ed internazionali d'eccellenza (esemplare, da questo punto di vista, l'impegno del Teatro Stabile di Bologna Arena del Sole e l'Ente Teatrale Emilia Romagna Modena, che hanno visto l'attribuzione di premi Ubu e Hystrio alla Compagnia Pippo Delbono e Arte e Salute Onlus, i cui spettacoli vengono regolarmente prodotti dai due Teatri Stabili sopracitati).

 

Tra i nomi legati alla nascita ed alla codifica del Teatro Sociale (spesso ne sono stati gli ideatori e fondatori), ricordiamo: Bob Wilson, Teatro Nucleo, Compagnia Pippo Delbono, Socìetas Raffaello Sanzio, Virgilio Sieni, Teatro Valdoca, Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza, Isole Comprese Teatro, Augusto Boal, Enzo Toma e il Teatro Kismet, Compagnie de l'Oiseau Mouche, Teatro delle Albe, Marco Baliani, Giuliano Scabia, La Casa dei Risvegli, Lenz Rifrazioni, Accademia della Follia e Claudio Misculin.

 

Il teatro Sociale utilizza, per le sue finalità, una molteplicità di tecniche e suggestioni (provenienti da civiltà e culture teatrali in gran parte novecentesche) quali, per esempio: le azioni fisiche stanislaskijane, il teatro delle “azioni efficaci” di Artaud, il Teatro dell'Oppresso e Teatro Invisibile, Grotowski e tutti i Maestri Pedagoghi, elementi di danzaterapia, drammaterapia, happening, Carmelo Bene e le cantine romane, il training ed il teatro del baratto codificati da Eugenio Barba e dall'Odin Teatret, le incursioni civili e politiche del Living Theatre, il teatrodanza e Pina Bausch, la ricerca sull'autobiografia e sulla drammaturgia attore-autore di Leo De Berardinis, la Commedia dell'Arte, i teatri interetnici di Peter Brook, la body art e Marina Abramovic.

 

 

Il Teatro Sociale rappresenta un efficace strumento per la costruzione di azioni di socialità e comunità. Esso promuove la ricerca di un benessere psicofisico attraverso la sperimentazione dei propri vissuti emotivi ed offre la possibilità di mettersi in relazione con gli altri e di riuscire a cogliere le proprie potenzialità ed i propri limiti. Nel tempo extra-quotidiano del laboratorio di Teatro Sociale la creazione del gruppo costituisce la cornice protetta dentro la quale gli individui, tramite il gioco, il confronto e la condivisione di finalità comuni, vengono stimolati ad esprimersi liberamente in uno spazio che diventa Esperienza. Lo spazio scenico consente di poter esprimere le gioie nascoste, i desideri e le parti sane e malate di ognuno; di poterli trasformare in materiale artistico che prende vita nell'atto creativo, propositivo ed autonomo.

 

Il Teatro Sociale è pertanto il luogo protetto in cui ciascun soggetto può dare e darsi il diritto di esprimere/esprimersi. In una società, come quella presente, in cui la “diversità” rimane relegata in uno spazio di silenzio ed incomprensione, si vuole trovare un luogo (e un tempo) in cui l'individuo trovi la propria dignità, diventando attore - protagonista della propria vita. Diritto di fare e diritto di essere. Diritto di creare, chiedere, sperimentare.

 

 

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